Il Premio Ozieri di letteratura sarda fu fondato nel 1956.
Esso risulta, quindi, il premio letterario con più lunga attività a favore della cultura sarda.
Il progetto culturale del premio mirava, attraverso un reale raccordo con la società isolana, a rafforzarne l'identità, orientandola nella direzione di una crescita organica, riprendendo il filo di un discorso remoto e mai interrotto di attivare un canale di letteratura scritta, che era stato seguito con tenacia per tutto il Settecento e l'Ottocento e che il fascismo aveva tentato di reprimere.
Questo progetto è venuto poi lentamente maturando nel tempo per l'opera attiva di alcuni intellettuali sardi. Il suo percorso è agevolmente verificabile attraverso i due volumi che sono stati pubblicati nel 1981 in occasione del venticinquesimo anno e di quelli editi successivamente.
L'iniziativa ha rappresentato una vera e propria riforma che ha investito la comunicazione letteraria, orale e soprattutto scritta in Sardegna e ha avuto straordinari effetti nella conservazione e nella ripresa della lingua sarda. Ha indicato criteri ortografici più accettabili, ha contribuito a renderli stabili nell'uso ed ha costituito un modello di grande efficacia in tutta l'Isola, nella quale si è assistito ad una proliferazione di premi consimili.
Il proposito ed il risultato culturalmente più importante del Premio Ozieri è stato quello di riaffermare la funzione della lingua sarda nella società sarda e, quindi, di determinarne la ripresa e la circolazione letteraria.
Ciò al fine, anche, di farne constare la rilevanza a livello nazionale, dal momento che denota la ricchezza culturale di una società che cresce nel pluralismo e nella democrazia effettiva.
Ma il Premio Ozieri non fu soltanto un premio letterario sia pure di vasta e qualificata partecipazione. Esso svolse un ruolo che oggi possiamo correttamente collocare in una prospettiva storica.
Intorno al Premio si svolsero dibattiti e si coagulò una sempre più diffusa consapevolezza dei temi centrali, non solo, quindi, linguistici e letterari, della "questione sarda". In un quadro in cui la Sardegna scontava le conseguenze della sua perifericità e della sua marginalizzazione, il Premio operò come ininterrotto richiamo alle ragioni della specificità isolana, attraverso un uso "politico" dell'attività poetica come momento di riflessione e di rilettura attorno ai problemi della Sardegna.
Quest'azione ha così finito per contribuire - insieme, naturalmente, ad altri fenomeni e ad altre condizioni di ordine politico, economico e sociale - alla nascita di quella nuova stagione dell'autonomismo sardo, in cui acquista centralità il rapporto dialettico tra la specificità regionale della Sardegna e le altre specificità regionali presenti nel Paese e, più ancora, il rapporto fra la Regione e lo Stato come momento di massima articolazione democratica della Repubblica delle Regioni.
Il Premio ha anche raccolto, in mezzo secolo di attività di puro volontariato, un vasto patrimonio di testi letterari, di documentazione sugli autori, di carteggi, di documentazione fotografica, videografica e sonora che oggi costituisce un importante giacimento documentario che non può assolutamente essere disperso, ma deve anzi essere tutelato, salvaguardato, restaurato, razionalmente conservato coi criteri di archivio-museo multimediale e reso disponibile alla fruizione pubblica degli studiosi, dei letterati e degli appassionati.
Altro materiale viene consegnato al Premio, con continuità, da parte degli autori e dei soggetti che a vario titolo lo detengono.