di Lucio Gratini

 Fra tutti gli uccelli predatori una posizione leader compete di diritto all'Ordine dei Falconiformi. Nel catalogo del Peters sono distinti in due sottordini: catarti e falconi. A questi ultimi appartiene la famiglia dei falconidi con numerose sottofamiglie. Fra esse i cosiddetti "falchi nobili" (falconinae) ed i "falchi ignobili" (accipetrinae). Quest'ultima sottile catalogazione è determinata dall'antico uso dei falconidi in quella specialità della caccia nota come falconeria.

  La "nobiltà" è correlata al diverso comportamento del falco nell'esercizio venatorio. I primi lo esercitavano con il cosiddetto "alto volo" in una lotta di astuzia, di velocità e di destrezza con la selvaggina scovata dai cani. I secondi cacciano a "volo basso" con scopi più produttivi, ma indubbiamente meno spettacolari.

  Questo preliminare in una relazione che ha lo scopo di appuntare la pubblica attenzione sulla conoscenza di specie seriamente minacciate di estinzione e di sensibilizzare la coscienza naturalistica a protezione di determinati ambienti è pregiudiziale. Non si tratta infatti di premessa storica o di sfoggio di cultura, ma di elementi strettamente connessi all'oggetto della trattazione. In una società travagliata da pressanti problemi socio-economici ed esistenziali si riscontrano ancora, per una ristretta cerchia di privilegiati, poteri assolutamente inimmaginabili per quanti giorno dopo giorni strenuamente combattono per la sopravvivenza.

 

La falconeria, il cui esercizio è già documentato in India oltre quattrocento anni avanti l'era cristiana ma che probabilmente risale ad oltre venti secoli dall'era citata, è tuttora in auge soprattutto nell'Arabia Saudita. Certamente un invidiabile privilegio per la fascinosa suggestione che questo metodo di caccia esercita su chi la pratica, certamente anche un cospicuo giro di interessi economici a cui sono rivolti bracconieri, addestratori, trafficanti, ecc. Interessi tali da suscitare forse una benevola tolleranza suggerita dall'ingresso negli Stati fornitori della materia prima di appetiti petrodollari, ma altrettanto certamente immediato pericolo di estinzione per un'avifauna la cui consistenza in Italia viene stimata intorno a poche centinaia di coppie.

  Prima di passare all'esame delle modalità e della consistenza dei danni perpetrati contro una fauna, peraltro protetta dalle vigenti leggi internazionali, nazionali e regionali, sembrerebbe opportuno presentare una scheda conoscitiva su due esemplari particolare oggetto di depredazione: il falco pellegrino ed il falco lanario tuttora reperibili anche in Sardegna.

  Ambedue appartengono alla sottofamiglia dei falconinae. Robusti nella loro struttura anatomica, volatori formidabili, dotati di vista acutissima e di potenti armi offensive rappresentate dalle dita grandi, forti, munite di unghie utili come gli artigli dei felini hanno evoluto nel tempo esaltando al massimo la funzionalità dei loro organi ed apparati all'attitudine caccia alla preda viva. Uccelli da rapina diurna, rapidi, robusti e coraggiosi amano gli spazi aperti con scarsa vegetazione di alto fusto, più confacenti al loro modo di predare. Maestri nella utilizzazione delle correnti ascensionali, sogliono ispezionare da notevoli altezze larghi distretti, compiendo ampi giri a volo librato alternato ad improvvise picchiate. Individuata la preda si abbattono fulminei su di essa colpendola a morte con i poderosi artigli. Nidificano preferibilmente negli anfratti delle rocce o delle scogliere, eccezionalmente sugli alberi. Il nido, alquanto rozzo, ospita da tre a sei uova a guscio liscio, cosparso di macchie rosso-brunastre. La presenza di falconidi in un territorio è un sicuro "indicatore". Garantisce condizioni di buona salute ecologica, assente o limitato inquinamento, modesta invadenza di insediamenti umani, presenza di fauna da predare.

 

 Il falco pellegrino ha indubbi titoli a rappresentare incontrastato il top dei falchi nobili. Deve il nome alle sue attitudini erratiche che lo portano a comparire improvvisamente nei luoghi più diversi, che rivestono tuttavia le caratteristiche sopra accennate. Dalla struttura robustissima, perfino un po' tozza in condizioni statiche, ha una lunghezza totale di circa cinquanta centimetri con un'apertura alare che in alcuni soggetti può addirittura superare il metro. Chiuse, le ali appuntite raggiungono e coprono l'estremità della coda cuneiforme. La testa è grossa e larga con occhi grandi e neri, cerchiati da pelle nuda giallastra. Il becco adunco è corto, largo alla base con i margini della mascella fortemente dentati, di colore bluastro-nero in punta. I tarsi, nudi di piume nella parte distale, sono molto robusti. Ad essi seguono le dita di colore giallo secondo lo Scortecci, giallo pallide o grigio plumbeo chiare a parere del Chigi, forti, armate di unghie appuntite, assai sviluppate. L'unghia posteriore è l'arma normalmente utilizzata per uccidere la preda.

  Il piumaggio del pellegrino, secondo il Chigi, presenta delle varianti. Tuttavia i maggiori AA. sono concordi nel riconoscere a quello degli adulti le seguenti particolarità. Testa nera, due larghe strisce nere da sotto l'occhio scendono a coprire lateralmente il corto collo. Le parti superiori del corpo sono grigio-azzurre (grigio-bluastre per il Chigi) con numerose fasce nerastre distinguibili anche sulla coda, che termina con una striscia biancastra. Le parti inferiori sono più chiare, quasi cinerine, compresi i calzoni che spesso assumono sfumature rossicce con barrature trasversali di colore scuro. I pulcini sono coperti di fitto piumino bianco. Sotto il profilo etologico si può asserire che il pellegrino è uccello cosmopolita. In Sardegna è stazionario e nidificante, ma certamente la sua presenza è più consistente in autunno a seguito della migrazione. Spesso diversi esemplari resteranno per nidificare nella primavera successiva. Il trasferimento migratorio avviene ad altissime quote, rendendo estremamente difficili gli avvistamenti e quasi incomprensibili le improvvise comparse in territori precedentemente privi della loro presenza. Ama come e più degli altri falconinae gli spazi aperti, rocciosi, con vegetazione cedua o macchia bassa.

Aprile è il mese dedicato alla riproduzione. La coppia prepara un nido estremamente rudimentale, generalmente su sporgenze rocciose di difficile accesso, sul quale la femmina depone da due a quattro uova di colore rossiccio con macchie brune, che verranno covate per circa ventotto giorni a turni alterni sia dal maschio che dalla femmina.

  Caccia prede di buone dimensioni, preferendo pernici e colombi, ma non disdegna gli acquatici o predatori quali i gheppi o altri di non grandi dimensioni. Fra i mammiferi lepri e conigli. La sua metodica venatoria è tale da suscitare grande fascino anche nell'osservatore più sprovveduto. Librato ad altezze notevoli perlustra con ampi giri silenziosi il territorio. Solo raramente emette uno stridio acuto percepibile a distanza. Avvistata la preda in movimento l'attacca immediatamente, inseguendola con tattica correlata di volta in volta alle modalità di fuga della vittima designata.

  Se si tratta di un piccolo mammifero o di un uccello pedinatore picchia con fulminea velocità, stimata con buona approssimazione oltre i 300 Km orari, sull'obbiettivo che immobilizza contro il terreno con il peso della sua massa, mentre inesorabile l'unghia posteriore colpisce a morte alla testa o al collo. Se invece oggetto della sua caccia è un volatore, per quanto abile e veloce, lo persegue fino a ghermirlo. Un vigoroso colpo d'ala, una piccola nuvola di piume, uno scontro nell'aria che sembra coinvolgere predatore e predato, ma un attimo dopo è quest'ultimo a precipitare ucciso, accompagnato fino a terra con rapidi giri a spirale discendente. Spesso gli avanzi del pasto, troppo abbondante considerata la mole delle vittime abituali, sono consumati dalle poiane che, conoscendo le abitudini del pellegrino ed essendo meno valide cacciatrici, sono solite frequentare i suoi territori. Questo spettacolare metodo di caccia, la facilità del suo addomesticamento ed addestramento hanno sempre fatto considerare il pellegrino, fra tutti i falconi di media taglia, come il più dotato e quindi il più ambito per l'esercizio della falconeria.

  Il lanario ha dimensioni corporee leggermente più piccole del pellegrino, in compenso ha forme più eleganti e slanciate. La coda e le ali sono proporzionatamente più lunghe. La testa leggera è armata di un becco meno forte. I tarsi sono più lunghi e meno robusti, le unghie moderatamente sviluppate. Il piumaggio del lanario adulto, di colore bruno-nerastro nelle parti superiori del corpo, ha graduale tendenza a schiarire verso il sopracoda dove assume una tinta grigio-cinerina. La gola è bianca e tutte le parti inferiori, compresi i calzoni, hanno tonalità di fondo rosso-carnice macchiate di nero. Le macchie, peraltro non costanti, possono manifestarsi sul petto e lateralmente sul corpo sotto forma di fasce non continue.

  L'area di distribuzione del lanario in Europa è limitata ai distretti meridionali. In Italia si avvista, ma sempre più raramente, in Puglia e nelle due Isole maggiori dove può considerarsi stazionario e nidificante. Preferisce terreni con vegetazione modesta ed è un buon frequentatore di ambienti lagunari, che offrono idoneo habitat alle sue prede abituali. Per la nidificazione si comporta come il pellegrino. Le uova, piuttosto allungate, hanno guscio bianco-giallastro cosparso di rare macchie bruno-giallicce. La deposizione avviene da marzo a maggio e dall'incubazione nascono pulcini coperti da piumino bianco.

  Quali particolari considerazioni sono alla base della richiesta preferenziale di mercato per i due esemplari presentati nelle brevi schede individuali? I falconi nordici (girifalco d'Islanda ed altri), pur magnifici nel loro volo molto veloce e fieramente rapaci nell'afferrare la preda, mancano tuttavia dell'impeto del pellegrino, della sua maestà nel volo, della maestria e del colpo d'occhio con cui sventa le astuzie della selvaggina.

Sono di più difficile addestramento, spesso restii al cappuccio. Eccezionalmente riescono ad apprendere lo waiting on, letteralmente l'aspetto da sopra, cioè quella difficile strategia di caccia che consiste per il falcone di mantenersi librato ad una certa altezza tenendo dietro a cani e falconiere per essere a piombare sulla selvaggina da questi fatta levare.

  Infine i falchi nordici costretti in climi ed ambienti diversi da quelli di origine, subiscono spesso gravi crisi di acclimatamento, che si ripercuotono sul loro stato di salute e di conseguenza sul rendimento e sullo stesso ciclo vitale per cui di sovente nel breve volgere di un anno finiscono per essere inservibili. Questi aspetti negativi hanno orientato le precise scelte di mercato rivolto, come già detto, ad una ristretta ma economicamente potente cerchia di consumatori rappresentati da falconieri e da collezionisti. I prezzi sul mercato clandestino, stando a quanto denunciato dalla LIPU (Lega italiana per la protezione degli uccelli), sono molto sostenuti con tendenza al rialzo per la sempre maggiore rarità dei falconi. La rovinosa depredazione, sollecitata da così appetite incentivazioni, non conosce limiti. Ugualmente oggetto ne sono infatti le uova, i nidacei, gli adulti.

  A monte una organizzazione perfetta, con basisti altamente professionali, dotata dei più moderni mezzi tecnici di avvistamento, di prelievo, di trasporto, di incubazione, di allevamento, di addestramento ed infine di commercializzazione. Leggi inadeguate, peraltro facilmente inattivate da ricorsi ed appelli che spesso concludono il lungo iter processuale con modeste ammende e la carenza, quando non assoluta assenza di sorveglianza almeno nei distretti di nidificazione vanificano i passionali tentativi di difesa delle Associazioni pro natura.

Un patrimonio di tutti, certamente non reintegrabile una volta perduto, su cui incombe per il capriccio di una ristretta élite la condanna dell'estinzione, che da tutti deve essere difesa se non altro per provare, in un'era che per status symbol potrebbe avere l'alienazione umana, il piacere distensivo di restare ammaliati ad ammirare il volo a grandi ruote di un falcone mentre controlla un territorio ecologicamente ancora sano.